Da Paolo III (1534) a Innocenzo X (1655)

Pio III (1503)Giulio II (1503-1513)Leone X (1513-1521)Adriano VI (1522-1523)

218-PIO-III

Figlio di una sorella di Pio II, nacque nel Senese il 9 maggio 1439. Protetto dallo zio, divenne arcivescovo di Siena nel 1460 e cardinale in quello stesso anno. Nel 1471, fu inviato da Paolo II come legato alla Dieta di Ratisbona. Nel 1496, Alessandro VI lo nominò vescovo di Piacenza. Venne eletto pontefice il 22 settembre 1503, morì poche settimane dopo, forse avvelenato per ordine di Pandolfo Petrucci, signore di Siena. Durante il suo brevissimo pontificato compì delle riforme nella Corte romana, fece arrestare Cesare Borgia ed espulse i francesi dai suoi Stati. Sepolto a Roma, Santa Maria della Valle.

219-GIULIO-IINipote di Sisto IV, nato ad Albissola presso Savona, fu successivamente vescovo di Carpentras, di Ostia, di Albano, di Bologna e di Avignone. Venne nominato, da suo zio, cardinale titolare di S. Pietro in Vincoli. Audace, coraggioso, battagliero e geniale, il cardinale della Rovere, che era stato esiliato da Alessandro VI, tenne testa al Borgia, sollevò contro di lui gran parte dell’Italia, e contribuì non poco alla conquista di Napoli da parte di Carlo VIII, alla ribellione dei Genovesi e alla cacciata di Lodovico Sforza da Milano. Fu eletto papa nel 1503; iniziò il suo pontificato con una bolla secondo la quale in avvenire si sarebbe annullata ogni elezione di pontefice dovuta a brogli e a simonia. Poi Giulio II rivolse tutti i suoi sforzi a restaurare la potenza politica dei papi e a ricuperare i domini usurpati sul patrimonio della Chiesa, incominciando dalla Romagna, di cui il Valentino (Cesare Borgia) ed i Veneziani si disputavano il possesso. Morto Alessandro VI suo padre, Cesare Borgia, che aveva commesso l’imprudenza di contribuire all’elezione del cardinale  Della Rovere, dovette rassegnarsi a trattare con lui, divenuto Giulio II, e a restituire alla Chiesa le sue conquiste e le fortezze di Forlì e cesena. Ma siccome il governatore di quest’ultima città fece impiccare l’inviato del papa incaricato di prenderla in consegna. Giulio II fece arrestare il Valentino e fu energicamente severo contro di lui, finché la cessione di Cesena non divenne un fatto compiuto. Questi fatti avvenivano fra il 1503 e il 1506. Quando il Borgia evase da Ostia per recarsi a Napoli e quindi in Spagna, il papa gli concesse un indulto per l’investitura di tutti i benefizi del ducato di Milano, ed in cambio di ciò fu aiutato a rientrare in possesso delle città di Bologna e di Perugia. Nel 1508, Giulio II concluse col re di Francia Luigi XII e l’imperatore di Germania Massimiliano la lega di Cambrai contro i Veneziani, le cui milizie vennero cacciate, per opera di Luigi XII in persona, da Faenza, da Rimini e da tutti gli Stati della Chiesa. Ma l’ingerenza della Francia nelle cose d’Italia sembrò allora al pontefice un pericolo per l’indipendenza del papato, ed egli non esitò a rompere i buoni rapporti con Luigi XII e a cercargli dei nemici dapppertutto. Il re dei Francesi, per difendersi, giudicò opportuno portare la lotta sul terreno spirituale e da un concilio nazionale riunito ad Orléans nel 1510 fece dichiarare libera la Francia dall’obbedienza a Giulio II. Un altro concilio, tenuto a Pisa e poi a Milano (1512) deliberò in questo stesso senso. Allora il papa oppose a Luigi XII il quinto concilio ecumenico, il quale fu convocato esso pure nel 1512, in S. Giovanni Laterano, ed annullò solennemente le decisioni dei due concili precedenti. Promosse inoltre la Santa Lega, nella quale fece entrare gli Svizzeri, Venezia, i re Ferdinando d’Aragona ed Enrico VII d’Inghilterra, ed infine l’imperatore Massimiliano, e così riuscì a scacciare dall’Italia i Francesi. Oltre ad essere un abilissimo politico, Giulio II fu spesso anche un guerriero e comandò personalmente le sue truppe. Nel 1511 diresse l’assedio di Mirandola. Ma la protezione che accordò costantemente alle arti è uno de’ suoi maggiori titoli di gloria. Affidò al Bramante la ricostruzione della Basilica di S. Pietro e pose (1506) la prima pietra del nuovo edificio. Michelangelo eseguì per suo ordine gli affreschi della cappella Sistina  scolpì per la sua tomba la famosa statua di Mosé. Raffaello eseguì per Giulio II i dipinti della camera della Segnatura e quelli della camera d’Eliodoro, nel Vaticano, e immortalò le sembianze di lui in un ritratto universalmente noto. Questo papa intraprendente e geniale ebbe tutte le qualità di un grande uomo di Stato e seppe utilizzare con rara energia le risorse di un’ammirabile diplomazia. Si poté dire di lui che se fu grande sul trono di S. Pietro, col suo carattere ed i suoi gusti sarebbe stato ancora più grande su di un uomo profano.  Sepolto a Roma, San Pietro.

220-LEONE-XFiglio di Lorenzo il Magnifico, nacque a Firenze l’11 dicembre 1475, studiò con Calcondila, Poliziano, Eginota, Bibiena, e crebbe in mezzo al fasto di casa Medici, che gl’ispirò l’amore del lusso e della prodigalità e quella passione per tutte le arti, che tanto distinsero il suo pontificato. Nominato cardinale a tredici anni, entrò quattro anni dopo negli ordini, con pompa solenne, a Roma. Alla morte del padre, lasciò questa città e rimase poi a Firenze per tutto il tempo del pontificato di Alessandro VI e dell’invasione di Carlo VIII. Caduta in disgrazia la sua famiglia, sotto Giulio II, viaggiò in Germania, in Francia, in Fiandra, e conobbe molti degli uomini illustri dell’epoca. Ritornò a Roma, e il papa, benché nemico dei Medici, lo nominò governatore di Perugia. Morto Giulio II, fu eletto papa l’11 marzo 1513, a trentasei anni, e appena salito al trono, dovette reprimere una congiura alla quale partecipavano anche parecchi membri del sacro collegio. Il pontificato di Leone X fu di soli nove anni, ma fu tanto lo splendore a cui salirono in quel periodo le arti e le lettere italiane, e tanto fece il papa per favorirle, che da lui ebbe nome tutto il secolo. Però le prime cure del nuovo pontefice furono d’indole militare; Luigi XII preparava una nuova invasione d’Italia, e Leone gli contrapponeva gli Svizzeri ed Enrico VIII d’Inghilterra e riuscì ad impedire un’alleanza fra la Francia, l’Austria e la Spagna. Più tardi, dopo aver concluso con Francesco I, vincitore a Melegnano (1515), il concordato del 1516, cercò di tenere in scacco le forze di Venezia, quelle dell’imperatore Carlo V e quelle del re di Francia, alleandosi ora ll’uno, ora all’altro. L’Italia era divenuta campo di battaglia degli stranieri, e, come Giulio II, Leone X seguì con la sua politica l’idea di assicurare l’indipendenza del papato con l’adoperarsi a far si che gl’italiani acquistassero l’indipendenza loro. Per riuscire, volse i suoi sforzi a fomentare le lotte fra gli stranieri, comportandosi in modo che uno gli servisse per abbattere l’altro. Nel campo religioso, una delle azioni più notevoli e uno dei pochi errori gravi del pontificato di Leone X, fu, per le conseguenze che ne risultarono, la predicazione delle indulgenze, il cui prodotto in denaro era destinato al compimento della basilica di s. Pietro. Ne nacque il grande scisma di Lutero. Ma ciò che valse a rendere illustre questo papa e a farlo annoverare fra i grandi italiani, fu l’aver egli riunito intorno a sè e l’avere incoraggiati e protetti i maggiori ingegni dell’epoca. Basti accennare a Michelangelo, Raffaello, Ariosto, Macchiavelli, Bembo. Leone X arricchì la Biblioteca Vaticana, fondò la Laurenziana a Firenze, affidandone l’esecuzione a Michelangelo, mandò dovunque dotti esploratori alla ricerca di preziose antichità, acquistò manoscritti latini che erano all’estero, contribuì allo sviluppo e alla diffusione della stampa, istituì scuole e università che divennero famose per gli uomini che vi pose a insegnare. Ebbe in ogni cosa ispirazioni genitali e generose, e quando morì, a quarantasei anni, regnò in tutta Europa intellettuale una sincera costernazione. La sua rapida fine e il mistero che l’avvolse fu oggetto di molte supposizioni, intorno alle quali non venne mai fatta la luce. Fra le opere migliori di Raffaello, si cita sempre il ritratto di Leone. Questi, se non fu un pontefice irreprensibile, fu certo un gran principe e uno dei più illustri italiani, immortale nella storia della civiltà. Sepolto a Roma, Santa Maria sopra Minerva.

221-ADRIANO-VINato a Utrech (1459), fu precettore, poi ministro di Carlo V, e inquisitore generale di Spagna. Venne eletto papa alla morte di Leone X, malgrado la sua nazionalità straniera e l”umiltà delle sue origini. Appena salito al trono, cercò ma senza successo di realizzare riforme nella Santa Sede, di arrestare, in Germania, i progressi di Lutero, di mantenersi estraneo alle divisioni politiche dei principi cristiani e di riconciliare Carlo V e Francesco I, unendoli in una spedizione contro i Turchi. Non dimostrò grandi qualità, fu modesto, semplice di costumi e nemico di tutti gli abusi della corte papale; ma non fu amato, in Roma (benché fosse assai caritatevole) perchè giudicato troppo austero e non riuscì a governare bene gli Stati pontifici. Protesse le scienze e le arti; dettò per la sua tomba questo epitaffio:

Adrianus VI hiv situs est, qui nil sibi infelicius in vita quam quod imperare duxit.

    Sepolto a Roma, Santa Maria dell’Anima.

Clemente VII (1523-1534)Paolo III (1534-1549)Giulio III (1550-1555)Marcello II (1555)

222-CLEMENTE-VIICugino di papa Leone X e figlio postumo di quel Giuliano che fu ucciso dalla congiura dei Pazzi, Giulio de’ Medici, costretto a fuggire da Firenze nel 1495 per la sollevazione dei Fiorentini contro suo cugino Piero, brigò assai per la sua famiglia. Nel 1512 fu fatto cavaliere di Rodi e gran priore di Capua.
Entrò nella Chiesa per desiderio di Leone X, che lo nominò arcivescovo di Firenze. Fu proclamato papa il 19 novembre 1523. Si unì alla Francia, all’Inghilterra, agli Svizzeri e a Venezia contro Carlo V, che inviò il connestabile di Borbone ad assediare Roma (1527). La città venne saccheggiata dai lanzichenecchi. Clemente, travestito da mercante, fuggì ad Orvieto; ma poi, riconciliatosi con l’imperatore andò a incoronarlo a Bologna (1530) e ottenne da lui il granducato di Toscana per Cosimo de Medici, come pure il matrimonio di Margherita, figlia naturale di Carlo con Alessandro, bastardo di Lorenzo de Medici, ch’ebbe  il titolo di duca di Firenze. Ottenne poi che Caterina de’ Medici, figlia legittima di Lorenzo, sposasse Enrico II, re di Francia. Così riuscì ad elevare la sua famiglia al livello dei maggiori sovrani d’Europa.
Rifiutò di sancire il divorzio di Enrico III e Caterina d’Aragona, inimicandosi quel re, e da ciò nacque lo scisma d’Inghilterra. Accrebbe notevolmente il numero degli ecclesiastici, approvando l’istituzione dei canonici regolari barnabiti e quella dei cappuccini, ma nello stesso tempo assisté ai progressi del protestantesimo.
Sepolto a Roma, Santa Maria sopra Minerva.

223-PAOLO-IIIQuando questo papa salì al trono, a 77 anni, il mondo cattolico era funestato da fiere lotte fra protestanti e cattolici e dalle rivalità fra Carlo V e Francesco I. Difficile quindi era il compito del pontefice. Per pacificare gli animi, Paolo III pensò di riunire i principi cristiani in solenne concilio, a Mantova, ma il progetto fallì, e gli fu possibile soltanto d’indurre Carlo V e Francesco I a concludere, a Nizza, una tregua decennale. Con questa pacificazione, il papa avvantaggiò anche suo nipote Ottavio, al quale ottenne la mano di Margherita d’Austria, figlia naturale di Carlo V e vedova di Alessandro de’ Medici.
Mentre Paolo III pensava di riunire l’ideato concilio a Vicenza, i cattolici e protestanti di Germania tenevano una dieta a Norimberga e Carlo V ne indiceva un’altra in Ratisbona. Questa tuttavia non raggiunse l’intento desiderato; onde, d’accordo con Carlo V, il papa pubblicava una bolla indicando Trento come luogo di convocazione; ma non riuscì ad aprire il concilio se non nel 1545, e anche allora con scarso risultato. Due anni dopo, per timore della Germania e perché fosse più sentito l’influsso della curia romana, pensò di trasportare la sede del concilio a Bologna, ma poi dovette sospenderlo indefinitamente. Carlo V intanto sollevò un tumulto, nel quale venne ucciso Pier Luigi Farnese, figlio del pontefice (che era stato ammogliato prima di entrare negli ordini), da questo investito della signoria di Parma e Piacenza. Carlo V occupò questa città. Paolo III fu uno dei pontefici maggiormente tacciati di nepotismo. Ma d’altra parte ebbe molte benemerenze: accordò protezioni ai dotti e ai letterati, abbellì Roma con vie nuove e fontane, come la Paolina, restaurò la basilica Lateranense, costruì la Cappella Paolina e fece ornare di dipinti la Cappella Sistina. Da lui, la moneta, prima detta giulio prese il nome di paolo. Morì il 10 novembre 1549, lasciando varia fama di sè.
Sepolto a Roma, San Pietro.

224-GIULIO-IIIFu eletto grazie all’appoggio del cardinale Farnese, nipote di Paolo III, suo predecessore. Legato pontificio al concilio di Trento, vi si era distinto per la fermezza dei propositi e la severità dei principi; ma divenuto papa si mostrò spesso debole e incerto. Riunì nuovamente quel concilio, che era stato interrotto nel 1548, ma dovette sospenderlo ancora per il successo riportato in Germania dai protestanti. Strinse alleanza con Carlo V contro Enrico II, col quale concluso una pace vantaggiosa nel 1553. Negli ultimi suoi anni, si adoperò per metter pace fra il re di Francia e il figlio di Giovanna la Pazza; impedì che nuove eresie penetrassero in Italia, e riconciliò la Santa sede con l’Inghilterra, di cui allora era sovrana la regina Maria. Confermò gli statuti dei Gesuiti, che furono autorizzati da lui a fondare in Roma il Collegio Romano e il Collegio Germanico.
A Giulio III di deve la costruzione, in Roma, di Villa Giulia, dove venne collocato il Museo archeologico. Sepolto a Roma, San Pietro.

225-MARCELLO-IINativo di Montepulciano (1501), Marcello Cervini fu segretario di Paolo III, prese parte alla legazione ch’ebbe l’incarico di riconciliare Carlo V con Francesco I, Vescovo di Nicastro, fu fatto cardinale nel 1539, e partecipò al concilio di Trento nel numero dei presidenti. Successe a Giulio III il 7 aprile 1555. Volle frenare e ridurre il lusso e le spese della corte papale, per meglio opporsi alla Riforma e toglierle motivi d’accusa, e si propose, con gli stessi intenti di riaprire il concilio di Trento. Ma nel ventunesimo giorno del suo pontificato morì, colpito da apoplessia. Sepolto a Roma, San Pietro.

Paolo IV (1555-1559)Pio IV (1559-1565)S.Pio V (1566-1572)Gregorio XIII (1572-1585)

226-PAOLO-IVNato a Napoli da famiglia nobilissima, entrò giovane nella carriera ecclesiastica e gli vennero affidati importanti uffici diplomatici. Però, nel 1524 rinunciò ad ogni carica ed ad ogni titolo per fondare insieme con S. Gaetano l’ordine dei Teatini. Fu fatto cardinale da Paolo III nel 1536, e nella tarda età di 79 anni venne eletto papa.

Il suo pontificato, sebbene breve è giustamente annoverato fra i più tristi che si ricordino.

Infatti la politica papale fu allora intesa a sostituire in Italia l’egemonia francese a quella spagnola. Per conquistare il regno di Napoli, Paolo IV fece lega con Enrico II re di Francia. Questi inviò in Italia con un esercito il duca di Guisa, ma unico effetto di tale spedizione fu la devastazione del regno di Napoli, essendo stato richiamato il duca per fronteggiare l’invasione inglese. Per la sua alterigia e la sua politica infida, questo papa fu avversato dai principi del suo tempo, e così inviso al popolo pel favore e l’incremento dato all’Inquisizione e per le azioni nefande de’ suoi nepoti, che alla sua morte la statua di lui venne gettata nel Tevere. Sepolto a Roma, Santa Maria sopra Minerva.

227-PIO-IV Nato a Milano nel 1499, fu eletto papa, per acclamazione il 26 dicembre 1559, dopo esser stato arcivescovo di Ragusa sotto Paolo III e legato pontificio sotto Giulio III. Fu suo primo atto il consegnare alla giustizia i nipoti del suo predecessore, accusati di concussioni e di omicidi, e di farli condannare a morte. Nel 1560 riconvocò il concilio di Trento, sospeso dal 1552, e dopo la chiusura di esso (1552) ne confermò ed applicò i decreti. Restaurò gli ordini di Malta e di San Lazzaro, pose freno al lusso e ai privilegi di cardinali, fondò in Roma una stamperia che affidò a Paolo Manuzio, aprì nuove strade, fortificò ed abbellì Ancona, Ostia e Civitavecchia. Morì assistito da san Filippo Neri e da Carlo Borromeo, suo nipote e suo principale consigliere. Sepolto a Roma, Santa Maria degli Angeli.

228-PIO-VNativo di Bosco, presso Alessandria (1504), entrò nell’ordine domenicano, e fu, nel 1556, nominato vescovo e poco dopo cardinale, col titolo d’inquisitore generale per gli Stati romani. Eletto papa, aiutò l’Ordine di Malta, minacciato dai Turchi, provvide ad energiche riforme ecclesiastiche e civili, scomunicò Elisabetta d’Inghilterra (1570), sostenne Maria Stuarda in Scozia e gli Spagnoli nei Paesi Bassi. Aggiunse all’ateneo pavese il collegio Ghislieri, si circondò di uomini dotti, fu inesauribilmente caritatevole. Si adoperò egli pure ad unire tutti i principi cristiani contro i Turchi, ma solo Venezia e la Spagna corrisposero ai suoi desideri e formarono con lui la Lega cristiana, la cui flotta riportò sui Turchi la famosa vittoria di Lepanto (1571). Beatificato da Clemente X nel 1672, fu canonizzato da Clemente XI. Sepolto a Roma, Santa Maria Maggiore.

229-GREGORIO-XIIIBolognese, nato nel 1502, studiò e professò diritto. Venne mandato da Pio IV al concilio di Trento. Come papa approvò e celebrò la notte di S. Bartolomeo, sostenne i cattolici francesi con sussidi, pacificò Genova, la Germania e la Polonia. Sostenne inoltre Filippo II contro Elisabetta, ma non poté ottenere che regnasse la sicurezza nell’Italia centrale. Il suo nome è legato alla riforma del calendario, effettuata nel 1582. Il nuovo calendario venne detto appunto gregoriano. Sepolto a Roma, San Pietro.

Sisto V (1585-1590)Urbano VII (1590)Gregorio XIV (1590-1591)Innocenzo IX (1591)

230-SISTO-VNacque da famiglia povera in un paesello presso Grottammare nel 1521. Era guardiano di porci quando venne raccolto dai frati minori di Ascoli. Terminati gli studi, prese l’abito di francescano e divenne professore di teologia. Poi fu predicatore eloquente, e mandato a Venezia per introdurre riforme nel convento dei francescani, fu scacciato dal Senato della Serenissima per la severità dei suoi atti. Ritiratosi a Roma, fu eletto cardinale da Pio V (1570). Successe nel pontificato a Gregorio XIII nel 1585, essendo stato scelto, nel conclave, perché le sue infermità, più simulate che effettive facevano presagire ch’egli non avesse vita lunga. Ma appena eletto, il nuovo papa, che assunse il nome di Sisto V, spiegò una considerevole attività battagliera: sbarazzò anzitutto gli Stati pontifici dai briganti che li infestavano; indusse il re di Spagna, Filippo II, a farsi campione del cattolicesimo e a prendere le armi contro i prepotenti d’Inghilterra e di Francia. Scomunicò Enrico III, come colpevole dell’assassinio di Enrico di Guisa; e quando Enrico IV, ancora protestante divenne re di Francia (1589) , lo trattò con una moderazione che sorprese tutti, forse perché aveva indovinato in lui un uomo di genio destinato a grandi cose. Amico delle arti, Sisto V fece terminare la cupola della basilica di s. Pietro, restaurare molti monumenti, e costruire il magnifico acquedotto dell’acqua Marcia. Si occupò con ardore della riforma degli ordini religiosi e organizzò in modo definitivo le congregazioni romane. Quando la morte lo colse, stava per bandire una grande crociata per cacciare i Turchi dall’Europa, liberare la Palestina e conquistare l’Egitto.
Fu giudicato uomo crudele e spietato, per aver firmate molte condanne capitali, assistendo poi all’esecuzione di esse, e per avere approvato in un concistoro l’assassinio di Enrico III. Vogliono alcuni storici che venisse soffocato nel suo letto, per mandato dei gesuiti di Roma, ai quali era stato avverso. Il popolo romano, al quale aveva sempre ispirato un vero terrore, distrusse la statua che gli era stata eretta.
Sepolto a Roma, Santa Maria Maggiore.

231-URBANO-VIIG.B. Castagna, romano, ch’era stato arcivescovo di Rossano, legato pontificio a Fano e a Perugia, indi nunzio a Madrid, fu eletto a succedere a Sisto V, il 15 settembre 1590, assunse il nome di Urbano VII, ma morì tredici giorni dopo l’elezione. Sepolto a Roma, Santa Maria sopra Minerva.

232-GREGORIO-XIVEletto dopo Urbano VII, favorì la lega formatasi in Francia contro re Enrico IV, che scomunicò, e offrì la corona di Francia a Filippo II di Spagna. Il clero francese si oppose, in maggioranza, a questa decisione, e il documento pontificio fu bruciato per mano del carnefice. Gregorio XIV fu amico di S. Filippo Neri e d’Ignazio da Loyola. Sepolto a Roma, San Pietro.

233-INNOCENZO-IXBolognese, vescovo di Nicastro in Calabria, poi cardinale, fu eletto pontefice il 29 ottobre 1591 e morì dopo due mesi, che trascorse in letto, essendo gravemente ammalato. Perciò fu chiamato scherzosamente pontifex clinicus. Sepolto a Roma, San Pietro.

Clemente VIII (1592-1605)Leone XI (1605)Paolo V (1605-1621)Gregorio XV (1621-1623)

234-CLEMENTE-VIIIEletto il 30 gennaio 1592, a cinquantasei anni, assolse dalla scomunica Enrico IV di Francia (1595) e contribuì alla conclusione del trattato di Vervins (1598). Le dottrine del gesuita Molina tenevano allora agitati gli spiriti e Clemente VIII si adoperò invano per far cessare quell’agitazione fra i credenti. Con Enrico IV progettò segretamente un’alleanza di tutti i principi cristiani contro i Turchi. Morì il 5 marzo 1605. Venne accusato di nepotismo.     Sepolto a Roma, Santa Maria Maggiore.

235 LEONE XINipote di Leone X, fu nel 1573 nominato vescovo di Pistoia, da Gregorio XIII. Legato pontificio in Francia (1596 – 1598), trattò la definitiva riconciliazione dei calvinisti con la Chiesa. Nel 1605, fu eletto a succedere a Clemente VIII, ma morì in quello stesso anno, dopo soli 27 giorni di pontificato. Sepolto a Roma, San Pietro.

236-PAOLO-VDivenuto ecclesiastico, poté facilmente, per le sue relazioni di famiglia e per la sua intelligenza, salire in breve alle più alte dignità. Clemente VIII lo inviò quale legato in Spagna, poi lo nominò cardinale e governatore di Roma. fu eletto papa nel 1605, a 53 anni, e co’ suoi primi atti assunse un atteggiamento ostile al doge e al senato di Venezia, che scomunicò, poco tempo dopo, perché colpevoli, secondo lui, di aver cercato di porre un freno all’avidità dei preti e dei monaci che si arricchivano continuamente quasi tendendo ad assorbire e a monopolizzare tutte le ricchezze private, e di essersi arrogata la giurisdizione civile e penale su persone ecclesiastiche. La contesa fra la potente repubblica e il pontefice fu aspra e lunga e finì solo per intromissione di Enrico IV. I Veneziani, però, che avevano bandite dai loro territori molte comunità religiose, mantennero il bando contro i gesuiti. Paolo V ebbe poi un’altra contesa con la Francia, a proposito di un decreto del Parlamento di Parigi (1614) col quale era stata condannata un’opera del gesuita Suarez che sosteneva il diritto del pontefice a deporre i principi laici. La lite finì cone una specie di compromesso, poiché Luigi XIII, senza cassare quel decreto, in Ispagna, una fiera disputa fra domenicani e francescani intorno alla immacolata concezione, il pontefice, alle sollecitazioni di re Filippo III, che insisteva perché mettesse fine, con la sua autorità, a quella controversia che teneva in subbuglio tutto il regno, rispose evasivamente, vietando soltanto che s’insegnasse che Maria avesse concepito in peccato originale. Durante questo pontificato, la sétta dei Nestoriani di Caldea tornò in grembo alla Chiesa ortodossa. Tanta attività politica non impedì a Paolo V di adoperarsi ad abbellire Roma e di dare impulso ad importanti lavori pubblici. Sepolto a Roma, Santa Maria Maggiore.

237-GREGORIO-XVDurante il suo breve pontificato, questo papa bolognese di nascita, si adoperò a spegnere le turbolenze che agitavano la Valtellina, dove il popolo si era sollevato contro i Grigioni. Fece un nuovo regolamento per il conclave, stabilendo che la votazione dei cardinali fosse segreta. Fondò il collegio della Propaganda, approvò nuove congregazioni religiose, fra le quali quella degli Scolopii. Pubblicò importanti collezioni ecclesiastiche, fra le quali è degna di una nota quella delle Decisioni della Rota. Sepolto a Roma, Sant’Ignazio.

Urbano VIII (1623-1644)Innocenzo X (1644-1655)

238-URBANO-VIIIL’elezione di Maffeo Barberini, cardinale arcivescovo di Nazaret, nato a Firenze nel 1558, avvenne il 6 agosto 1623, preceduta da avvenimenti deplorevoli. La cittadinanza di Roma si divise in fazioni per manifestare la sua volontà, e nelle vie si moltiplicarono tumulti, con violenze d’ogni sorta e omicidi. Anche i cardinali erano divisi e si narrò che alcuni di essi morissero avvelenati. Appena eletto, il Barberini, che assunse il nome di Urbano VIII, si dimostrò contrario a Filippo IV di Spagna, e provocò acerbe critiche per il suo nepotismo ad oltranza. Poco dopo rinnovò la bolla In coena Dominis e condannò la dottrina di Giansenio. Tendendo ad aumentare i domini papali, riuscì ad unire agli Stati della Chiesa il ducato di Urbino, ma non potè ottenere i risultati desiderati mettendosi in lotta con il duca di Parma per il possesso del ducato di Castro. Protestò contro la politica del cardinale Richelieu relativamente all’alleanza della Francia con Gustavo Adolfo e i protestanti di Germania. Si occupò, non certo spassionatamente, di questioni relative al potere spirituale e temporale dei papi. Lasciò poesie latine molto apprezzate, raccolte sotto il titolo di Poemata (1640), alle quali furono aggiunte più tardi alcune sue poesie italiane. Cessò di vivere il 29 luglio 1644, e gli successe Innocenzo X. Sepolto a Roma, San Pietro.

239-INNOCENZO-XNobile romano, fu uditore di rota, nunzio a Napoli e datario di legazione in Francia e in Spagna. Eletto papa nel 1644, pubblicò una bolla contro i cardinali che non risiedevano negli Stati pontifici, colpendo anche il cardinale Mazarino, che si difese deferendo la bolla al Parlamento e minacciando Avignone. In discordia col duca di Parma per la nomina del vescovo di Castro, Innocenzo X spogliò il duca di quel principato, ed essendo stato assassinato il vescovo da lui eletto, fece incendiare la città di Castro. Favorì la spedizione del duca di Guisa a Napoli, ma il cardinale Mazarino la fece fallire. Poi il pontefice protestò invano (1648) contro le clausole del trattato di Vestfalia, che pronunciavano la laicizzazione dei beni ecclesiastici nella Germania protestante. Condannò nel 1653, mediante la bolla Cum occasione, le cinque proposizioni di Giansenio. Gli venne rimproverata una eccessiva indulgenza per la condotta scandalosa di sua cognata donna Olympia, che forse fu sua amante e che governò la Chiesa in vece sua, aiutata dal primo ministro cardinale Panzirolo. Protesse le arti; cessò di vivere nel 1655. Sepolto a Roma, Sant’Agnese.

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